venerdì, gennaio 06, 2006

dovrei essere ubriaco di me stesso

così la prossima volta che ti vedrò in un locale, ma sappiamo già in che locale, di questa città o in stazione o in treno avrò il coraggio di fare il primo passo, di dirti qualcosa di stupido o semplicemente di saltarti addosso, letteralmente visto che sei almeno dieci centimetri più alta di me.

Conosco la tua voce inconfondibile dai corridoi del Cairoli. Mi ricorda il suono della parola "chiòccia" ("o" ben accentata e queste "c" che vengono sempre da molto dentro la bocca, al centro del palato se dolci e dall'ugola se dure. In generale una voce che esce sempre molto dalla gola e che fa pensare a una lingua costantemente inarcata sul fondo del palato. Forse non sensualissima ma unica, inconfondibile).

Una volta ci siamo pure parlati, in treno da Milano a Varese, causa un "conoscente" comune. Ai tempi ti premuravi di far notare che eri tremendamente impegnata, e io mi facevo scrupolo di questa cosa. Ora non so.

E non ha senso che ultimamente quando si capita negli stessi posti ci si fissi negli occhi con quest'aria che non si capisce se è interrogativa, o stupita (quanti anni sono che "ci vediamo" senza mai giungere a un vero incontro?) , o reciprocamente attratta.

Non puoi restare "Olga", il nome che la mia fantasia ti assegna in virtù del tuo appeal un po' sovietico, per tutta la vita. Non puoi e basta.