sabato, marzo 11, 2006

paranoia

vorrei studiare.
dovrei studiare.

mi ci metto, ma non ce la faccio a concentrarmi.
mi ronza in testa un pensiero, un bisogno subdolo, perchè so che più spesso mi adopero per scacciarlo e metterlo a tacere più forte esso ritornerà.
E se diventerà troppo forte, sarà motivo di compromessi e abbruttimento e schiavitù e forse persino di ridicolo.

Così la mosca continua a ronzare nella stanza, sempre più forte, sempre più grande e deforme e mostruosa, mentre le pareti bianche e senza finestre si avvicinano e la stanza si fa sempre più stretta, più stretta, più stretta, più stretta, e la mosca punta minacciosa contro di me...svanisco.

Devo essere rimasto incosciente per un po'.
Sento le pareti bianche premere contro la scatola cranica. Mi fa male la testa.
La mosca ormai è tutt'uno col mio cervello, il mio cervello che una volta era quasi brillante ora ha ali trasparenti e un guscio nero e mille occhi e al posto della sua complessa architettura logica sembra esseci solo un bisogno primitivo e pulsante.

Sono angosciato e vorrei urlare ma non posso, dell'essere umano che ero non resta che il mio squallido cervello-mosca, ed è privo di corde vocali.
Il ronzio è assordante, tuttavia non posso fare a meno di notare che non sarò brillante come un tempo, ma certo anche in qualità di cervello-mosca riesco a elaborare una qualche forma di pensiero razionale, seppure non molto complessa.

Ecco, questo penso. Quando vedete una mosca, potrei essere io. Vi prego, siate radicali. Depositatemi una bella cagata fumante cosicchè possa svolazzarci sopra felice e saziare per un po' il mio appetito. Oppure schiacciatemi, si sa mai che porrete fine al mio tormento.