lunedì, dicembre 05, 2005

scrivere


Scrivere, scrivere qualunque cosa, qualsiasi cazzata, un pensiero, un aneddoto, una fantasia, un sogno.
Mi piace, mi fa bene, perchè posso rileggermi ed essere sicuro di aver detto proprio ciò che volevo dire. Perchè ho il controllo totale sulle mie parole, eppure se voglio posso essere molto più onesto e fedele a me stesso che tramite la mia bocca, con buona pace della teoria del lapsus freudiano.
Ieri sera ho scritto, ho scritto di un'avvenimento apparentemente insignificante, io e pato che ci eravamo persi nel bosco cercando una falesia, eppure scrivendo mi sono guardato dentro e ho visto con chiarezza cosa c'era dietro a quel perdersi, ho visto la voglia di perdermi che avevo, perdermi e poi ritrovare la strada. E poi la voglia di andare là dove i sentieri più segnalati non ti portano, in luoghi solitari ed isolati, dove puoi stare certo di esserci arrivato solo tu e pochi altri esseri umani, e godere di quel brivido, il brivido del possesso, possedere un po' il bosco perchè lo si conosce, e poi magari insinuarsici e divenirne parte, esserne organici quanto i rovi e le spine che ti graffiano le carni lasciando cicatrici che resteranno più a lungo di quanto si sarebbe creduto, anche due, tre settimane, magari un mese.

E mi accade così anche con le persone, almeno con alcune di esse, magari non voglio possederle materialmente e controllarle, questo no, questo mai.
Voglio qualcosa di più sottile, addentrarmi nei meandri della loro mente addormentata, furtivamente, quando la loro coscienza non può difenderne i segreti, quando tutto quello che può fermarmi sono i cespugli troppo fitti per essere districati e le spine troppo affilate per non fare male, o i deserti troppo vasti e ampi e privi di oasi ristoratrici.
E quando la guardia beduina si sveglierà dal suo sonno e vedendomi in lontananza raggiungerà una strettoia, un punto dal quale non si può non passare, e se ne metterà a sorveglianza, allora raggiuntala la fisserò fino alle ultime terminazioni del nervo ottico, poi rivolgendomi alle dune del grande erg alle sue spalle finalmente dirò, ricordando una certa canzone :




"Posso avere il tuo deserto?"




E un giorno una guardia più flessibile delle altre mi condurrà dalla sua regina, poichè il re è morto, mi offriranno il té e mi daranno una tunica blu, una spada, un fucile, e infine sedurrò la regina e io stesso mi farò re, re della carovana, re delle sabbie e delle rocce, re del grande silenzio, del vuoto, della estrema lontananza, del giorno e della notte, e mai più sentirò nostalgia del posto da cui ero partito.

1 Comments:

Blogger skinfy said...

l'importante è non dimenticare.

11:29 PM  

Posta un commento

<< Home